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Migranti e Rifugiati: Una meta per la vita

ITALIA:

Lo Sport come disciplina, allenamento e competizione. Come scuola di vita e di integrazione. Ma prima di tutto di solidarietà, onestà e rispetto per gli altri. Questi sono i valori alla base del Trofeo Internazionale di Rugby “Una meta per la vita”, svoltosi nel 2019.

 

“Il nostro obiettivo – spiega Flavia Curti, ideatrice ed “anima” dell’iniziativa, insieme a Paolo Fornetti e a Paolo Pensa – è coinvolgere, sensibilizzare e mobilitare il maggior numero di cittadini, le istituzioni e tutti i protagonisti del mondo sportivo, con il fine di sostenere i progetti di solidarietà e di scolarizzazione rivolti a tanti giovani che soffrono ancora la fame e vivono in condizioni di esclusione sociale e povertà, grazie all’infaticabile operato di ARTABAN Onlus in molte parti del mondo, ed in Burkina Faso in particolare. E che, attraverso mirati interventi a difesa di beni preziosi quali l’acqua, la salute, l’istruzione, il lavoro, da anni sostiene e migliora l’esistenza di giovani vite in vista di un futuro migliore: portare acqua potabile dove ancora non c’è, strutture sanitarie  dove, ancora si può morire per malattie semplici ma che diventano letali per mancanza di medici, l’istruzione per offrire corsi di studio che migliorino il futuro di tanti ragazzi in edifici sicuri e con materiale scolastico adeguato, il lavoro per donare indipendenza mettendo a disposizione professionisti e appoggiando nuovi progetti, soprattutto nell’universo donna per l’emancipazione femminile favorendone studio e lavoro”.

Il Torneo ha coinvolto le squadre ASD Le Tre Rose (o Tre Rose Nere) di Casale Monferrato e le altre realtà similari – I Diavoli Rossi di Varese, la Amatori di Genova e l’ospitante Valledora di Alpignano – nate sul solco tracciato dalle Rose Nere di Paolo Pensa, un ex-carabiniere con la passione per lo sport e con un’idea: “Permettere loro di passare un po’ di tempo in maniera sana, integrandosi meglio”. La cui formazione sportiva di Rugby (che partecipa al campionato italiano di serie C2) ha aperto una nuova via nello Sport italiano, quella della solidarietà e dell’integrazione, fornendo a circa settanta ragazzi, provenienti da Costa D’Avorio, Burkina Faso, Guinea, Mali, Nigeria, Liberia, Ghana, Albania, Perù, ecc. la possibilità concreta di parlare di coesione tramite gesti veri, reali, lontano dalle polemiche urlate e strumentali. Ragazzi che inseguono i rimbalzi imprevedibili di una palla ovale e di una vita migliore.

Il Trofeo ha ottenuto l’approvazione della FIR Federazione Italiana Rugby, con l’invio ufficiale dei dirigenti federali, Stefano Cantoni e Daniela De Angelis.

Ma le attività ludico-educative non si limitano solo all’Italia. Iniziative di supporto sono state compiute anche in Burkina Faso e in Nicaragua, con distribuzioni di palloni, abbigliamento sportivo e pettorine identificative di vari colori per le rispettive squadre.