In Mali, tra i più piccoli, le donne e i rifugiati, dove la cooperazione è scemata per timore della situazione politico-religiosa
Il timore per la situazione politico-religiosa venutasi a creare anni fa nel nord del Mali ha avuto ripercussioni anche a Koutiala, nel Sud del Paese. Soprattutto nell’ultimo biennio, in seguito al diffondersi degli episodi di terrorismo jihadista nella zona di frontiera burkinabé. Se a ciò si aggiunge il rapimento, ad una quarantina di chilometri di distanza, di una religiosa colombiana nel dicembre 2017 e mai ritrovata, è comprensibile l’apprensione dei missionari che, pur in questi momenti drammatici, non hanno voluto abbandonare le popolazioni locali ed anzi si sono fatti carico dei profughi, soprattutto donne e bambini, che per fuggire dalle persecuzioni del Nord si erano riversati in queste zone, all’epoca considerate più tranquille.
Non ci riteniamo dei temerari, e neppure degli incoscienti. Ma sta di fatto che nel giugno 2014, approdando a Koutiala (paese nella regione di Sikasso a poco più di un centinaio dal confine con il Burkina Faso), siamo diventati involontariamente un “evento” – citato dal Parroco addirittura al termine della Messa mattutina – in quanto eravamo i primi bianchi che si facevano vedere da un paio di anni, a parte le Sorelle del S. Natale, che vi abitano. Non fu un caso l’intervento di ARTABAN Onlus in Mali: qui, infatti, ci aspettavano tre suore straordinarie, dotate di una umanità, di una vitalità e di una simpatia coinvolgenti. Tra loro, Suor Luigina Cervino (chi ci segue, la conosce oggi come la Superiora di Koudougou, in Burkina Faso), con la quale il nostro presidente Roberto Veglia ha una frequentazione collaborativa ventennale. Un altro esempio avvalorante di come, per ogni intervento, ARTABAN Onlus faccia riferimento a rapporti di conoscenza, di amicizia e di reciproca fiducia instaurati con chi realmente vive nei vari Paesi in cui opera, il che ci consente di affrontare i diversi problemi locali sulla base di esigenze effettive e non sulla spinta di una emotività che, a volte, può rivelarsi fuorviante.
Suor Luigina era approdata a Koutiala il 23 novembre del 1987, Superiora del primo nucleo che diede il via alla Missione maliana, oggi condotta dall’indiana suor Francisca Pandyalackal.
Intenso e di massima importanza il lavoro che portano avanti. Basti dire che il 2019 ha segnato i 30 anni della loro scuola materna, che accoglie circa 180 bambini dai tre ai sei anni, senza distinzione di razza, di etnia e di religione. In effetti vi si accolgono i figli dei mussulmani, dei cristiani, delle religioni tradizionali, dei non credenti. La finalità è quella di formare i piccoli alla socializzazione, al rispetto reciproco, ponendo le prime basi fondamentali per la preparazione alla scuola elementare; attraverso il gioco, il dialogo e attività pratiche, in un clima fraterno e di rispetto nonostante la diversità di religione. Tutti sono di ceto medio-povero; molti vivono anzi in grande miseria, non sarebbero in grado di pagare la pur minima retta, eppure nessuno viene messo alla porta: si confida nella provvidenza. Anzi, “nella scuola, così come nel Dispensario, al Centro nutrizionale e alla Maternità diamo la priorità ai poveri, a chi ha più bisogno – ci spiega Suor Francisca – e talora dobbiamo anche aiutarli nel far fronte a diverse altre spese familiari”.